Da sapere sulla Tari, il rimborso dell’importo che non andava pagato entro i 10 anni. Tutte le informazioni utili da conoscere.
La Tari è la tassa comunale sui rifiuti che si paga a rate durante l’anno, secondo le scadenze fissate dai vari Comuni e con il saldo finale che solitamente scade nel mese di dicembre, all’inizio o alla fine, sempre secondo le varie disposizioni comunali. A proposito di questa tassa, forse non tutti sanno che a certe condizioni è possibile richiedere il rimborso della Tari.
Si tratta di ipotesi molto specifiche e che comunque, di massima, prevedono il rimborso solo di una parte dell’importo pagato con la tassa. Una parte che il cittadino non avrebbe dovuto pagare e che è dipesa dalle decisioni delle varie amministrazioni comunali sull’applicazione della tassa. Decisioni che sono state ritenute illegittime da varie sentenze e in particolare da una sentenza della Corte di Cassazione del 2016.
Scopriamo in che cosa consiste questa parte di Tari che non andava pagata dai contribuenti e come richiedere il rimborso. Ecco tutto quello che bisogna sapere.
La Tari è la tassa che i cittadini versano al Comune di residenza, e anche in quello dove hanno la seconda casa, per poter usufruire del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Si tratta dunque di un tributo che si paga in corrispondenza di un dato servizio. Va pagato sempre, salvo casi eccezionali di esenzioni o sconti, come quelli che i Comuni possono prevedere per le famiglie bisognose. Esistono tuttavia anche dei casi in cui i Comuni hanno applicato la Tari in modo illegittimo nei confronti dei contribuenti, facendo pagare più del dovuto. In questi casi, l’illegittimità è stata stabilita dalla giurisprudenza e i contribuenti possono chiedere il rimborso di quanto hanno pagato in più rispetto al dovuto.
Nel calcolo finale di una tassa come la Tari sono incluse diverse voci di spesa per il servizio e alcuni Comuni hanno applicato anche l’Iva (come accade con le bollette ad esempio). La giurisprudenza, tuttavia, già dal 2009 ha ritenuto illegittima l’applicazione dell’Iva alla Tari. Perché si tratta di una doppia imposizione fiscale, come ha stabilito la storica sentenza della Corte di Cassazione n. 5078 del 2016.
Pertanto, l’Iva sulla Tari non va pagata, nemmeno con l’aliquota agevolata al 10%, e i contribuenti che lo hanno fatto possono chiederne il rimborso. Inoltre, possono chiedere il rimborso anche coloro che sono proprietari o inquilini di immobili situati in Comuni dove a partire dal 2009 la vecchia TARSU (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) è stata sostituita dalla TIA, (Tassa di Igiene Ambientale) e sulla quale è stata applicata l’Iva al 10%.
I contribuenti che hanno pagato l’Iva non dovuta hanno 10 anni di tempo per chiedere il rimborso, che decorrono dalla data di pagamento. La domanda andrà presentata all’Ufficio Tributi del Comune o al gestore del servizio che ha applicato l’Iva. È consigliabile farsi assistere da un’associazione di consumatori.
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