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Reflusso gastroesofageo nei neonati, sono questi gli errori più comuni da non commettere

Il reflusso gastroesofageo nel neonato è molto comune, fino al 70% dei bambini entro i tre mesi di vita ne soffre: quali sono gli errori più comuni da evitare

Questa condizione, che può apparire come fastidiosa per il piccolo e preoccupante per i genitori, in realtà non richiede uno specifico trattamento fino ai 18 mesi di età. Può successivamente sparire e quindi senza condizioni patologiche oppure può permanere. In quel caso, ovviamente, bisogna capire quali sono le cause.

Reflusso nel neonato, cosa fare – ilecce.it

Il reflusso non è considerato come qualcosa di insolito o negativo nel neonato, se il sintomo è persistente ovviamente è indispensabile parlarne con il pediatra che potrà comprendere perché si manifesta e soprattutto cosa fare.

Reflusso gastroesofageo nel neonato: da cosa dipende e cosa fare

Una causa molto comune per il reflusso è l’immaturità del sistema digestivo, quindi semplicemente un funzionamento dello sfintere che non si è adeguatamente avviato. Questa valvola tra esofago e stomaco se non è funzionante al 100% può portare a dei problemi. Comunemente il piccolo perde un po’ di latte o ha qualche fastidio, anche bruciore allo stomaco, difficoltà a deglutire.

Reflusso gastroesofageo nel neonato, errori comuni – ilecce.it

Erroneamente si tende ad anticipare lo svezzamento. O, addirittura, ad interrompere l’allattamento al seno, pensando di dover sostituire il latte materno con un prodotto anti reflusso oppure far dormire il bambino a pancia sotto. Dormire in questa posizione espone al rischio di inalazione in caso di eventuale rigurgito, quindi è sconsigliabile perché potrebbe portare a conseguenze importanti.

Tra i sintomi che bisogna identificare chiaramente ci sono: irritabilità del neonato che appare infastidito, difficoltà durante il pasto, rigurgito eccessivo o troppo frequente, coliche e respiro affannoso. Solo con la diagnosi del medico si può stabilire se la condizione è “normale” o patologica e quindi cosa poter fare. Ci sono anche terapie mediche apposite che migliorano a stretto giro la sintomatologia. La cosa da non fare è il fai da te con interventi non richiesti e soprattutto decisioni alimentari che non hanno alcun aiuto reale. Se infatti il problema è legato allo sviluppo e all’età del piccolo, dare un latte artificiale o svezzarlo non risolverà la questione.

Esistono esami anche specifici nel neonato che permettono di chiarire la natura di questa condizione con monitoraggio esofageo, manometria, radiografia o ecografia per comprendere se c’è un corretto funzionamento di questo organo. In questo modo si potrà sapere anche come poter risolvere e approcciare in modo idoneo alla condizione patologica, se presente. Nella maggior parte dei casi invece sarà solo necessario attendere che il bambino cresca e che passi quella criticità, con piccole attenzioni suggerite dal medico come la posizione di allattamento e di riposo.

Valentina Giungati

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