Sarà una bolla, sarà il futuro. Non sappiamo cosa ne sarà dell’Intelligenza Artificiale, ma c’è chi prende posizione nette contro il suo uso diffuso.
Dalla diffusione per noi comuni mortali di piattaforme come ChatGPT, il tema legato all’Intelligenza Artificiale è all’ordine del giorno. C’è chi è favorevole all’avvento dell’IA e chi invece teme che possa portare ad esiti catastrofici.
C’è poi chi, semplicemente, si oppone all’utilizzo dell’IA in contesti creativi, sino ad oggi a totale appannaggio dell’umanità. A quest’ultima categoria si ascrive l’ex leader dei Police Sting.
L’Intelligenza Artificiale nella musica: i casi di David Guetta e dei Pet Shop Boys
In un’intervista esclusiva concessa alla BBC, Sting ha espresso con fermezza la sua posizione negativa riguardo all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nel processo creativo musicale. Ma prima di venire alle parole del celebre cantautore britannico, vediamo come alcuni artisti si siano mostrati ben più integrati dinnanzi al possibile uso dell’IA.
Ben integrato è apparso David Guetta, che ha impiegato l’IA per creare una parte vocale con la voce Eminem, da riprodurre durante uno dei propri live (in merito, il dj francese ha dichiarato: “È qualcosa che ho fatto per gioco ma ha funzionato così bene. Non ci potevo credere”).
Ma anche Neil Tennant, leader dei Pet Shop Boys, ha confessato in un’intervista che l’Intelligenza Artificiale li ha aiutati a completare una canzone rimasta in sospeso per anni a causa dell’assenza d’ispirazione: “Nel 2003 abbiamo creato un ritornello per un brano, ma non riuscivamo a concluderlo. L’ho affidato all’IA perché mi mancavano le parole. In un attimo, ciò che mancava è apparso premendo un pulsante. Potremmo averlo riscritto, ma l’IA ci è stata di grande aiuto come strumento di co-creazione”.
Andando poi a scavare nel web, ma nemmeno troppo a fondo, ha fatto clamore la versione per TikTok della canzone ‘Heart on my sleeve’ di Larry Feet, interpretata dalle voci di The Weekend e Drake (generate dall’IA).
L’Intelligenza Artificiale nella musica: c’è chi dice no (Sting, per la precisione)
Sting, al secolo Gordon Matthew Thomas Summer, è ben più apocalittico e si erge ad avversario della musica generata dall’IA, a suo dire incapace di eguagliare l’ispirazione umana: “I veri musicisti devono armarsi per proteggere la loro opera dall’assalto di brani generati da algoritmi. Le fondamenta della musica appartengono a noi, esseri umani”.
Sting ha quindi provato a spiegare ulteriormente, mostrando che la sua chiusura è legata più che altro all’ipotesi che gli artisti vengano del tutto soppiantati dalle macchine: “Gli strumenti sono sempre un supporto, ma noi dobbiamo dominarli. Non possiamo permettere alle macchine di prendere il comando. Dobbiamo procedere con cautela”.
Adelante con juicio, insomma.