L’intelligenza artificiale ci ruberà il lavoro? Nel bel mezzo di questo dilemma emerge una figura professionale emergente e alquanto redditizia.
Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati dal progresso tecnologico, dove l’intelligenza artificiale sembra svolgere ruoli da prima attuabili solamente dal genere umano. Tuttavia, in questo periodo dove regna l’innovazione, diversi persone si chiedono se questo strumento sarà realmente in grado di rubare il lavoro a professionisti . Se da un lato vi è un vero e proprio coro pessimistico dove sembra che l’IA sarà in grado di innalzare il tasso di disoccupazione, dall’altro c’è chi, nutre buone speranze.
Analizzando la situazione a 360 gradi è curioso scoprire come il nuovo scenario sta aprendo nuove opportunità a coloro che riusciranno a stare al passo con i tempi. L’IA è nata a supporto del genere umano, ma anch’essa, essendo una macchina, necessita di un sostegno umano. Da qui la nascita di diverse opportunità lavorative in grado di far guadagnare cifre ingenti per coloro che vorranno lavorare a braccetto con i sistemi di intelligenza artificiale.
Così l’IA potrà dare lavoro a milioni di professionisti: il cambio di rotta
Mentre grafici, giornalisti, content creator si chiedono cosa sarà del loro futuro professionale, secondo gli esperti c’è una nuova occupazione in ambito prettamente tecnologico che promette guadagni ingenti. La figura lavorativa esordiente sarà Il prompt engineer dell’intelligenza artificiale, ossia colui che formula le domande e fornisce le istruzioni per ottenere le risposte e le immagini più pertinenti da programmi come Chat GPT. Da quanto riportato, pare essere una posizione molto richiesta. In effetti, come dare torto ai candidati: lo stipendio può arrivare a 300.000 dollari (270.000 euro). Ma in cosa consiste esattamente?
Come spiegato da Greg Beltzer, responsabile della tecnologia di RBC Wealth Management, “basta semplicemente saper scrivere”. Per la precisione, il ruolo in questione prevede di attuare un ragionamento “umano”, ossia pensare come l’utente e fornire le informazioni necessarie all’IA.
“C’è bisogno di attenzione ai dettagli – afferma un altro addetto ai lavori, Bernard Marr − maggiore è la precisione delle risposte ottenute e dei contenuti trovati, meglio è“. Lo stesso spiega come il prompt engineer dovrebbe avere capacità di gestione dei dati, di gestione dei progetti, organizzative e di comunicazione: una persona con un background commerciale ma al contempo tecnica. In fin dei conti, l’obiettivo è avere competenze nella gestione di un sistema che manca di ragionamento umano. Insomma, se in alcuni ruoli è l’essere umano a chiedere aiuto all’IA, in questo caso si può considerare l’esatto contrario.