L’acquaticità neonatale permette ai piccoli di vivere momenti straordinari a contatto diretto con l’acqua, come quando erano nella pancia.
Per i neonati vivere un’esperienza a contatto con l’acqua, sin dalla tenerissima età, ha un valore assoluto perché il bambino può sviluppare potenzialità incredibili in modo anche precoce grazie alla riproduzione di una condizione per loro già nota.
L’acquaticità è un’esperienza privilegiata, sia per il bambino che per i genitori, e richiama anche la gravidanza, dando un grosso apporto sia dal punto di vista motorio ma anche propriamente fisico. Ci sono obiettivi diversi, scopi di vario tipo ma sicuramente è sempre un toccasana.
Acquaticità neonatale: perché fa bene
Quando un neonato viene al mondo e si distacca dall’ambiente acquatico in cui ha vissuto per nove mesi, è molto importante aiutare l’adattamento al mondo esterno con un ricordo di quello che ha vissuto. Può generare un rilassamento, un moto migliore ed è anche importante perché aiuta a determinare intimità con il genitore.
Quella sensazione di piacere assoluto, libertà e dinamicità è per lui motivo di gioia, ancor più se si fa risalire poi a un momento di condivisione con la mamma e il papà. Viene condivisa l’esperienza e si rafforza il legame. L’attività motoria può riguardare semplici esercizi, nei primi mesi andrà a favorire lo sviluppo della muscolatura e anche la coordinazione. I neonati che seguono questo tipo di lezioni sono più forti, sia dal punto di vista emotivo che fisico e saranno meglio predisposti alla socializzazione e agli stimoli.
Ogni bambino ha delle tempistiche differenti, in generale si consiglia di iniziare questo approccio a partire dai tre mesi, non prima. La situazione ideale vede alternarsi i genitori a turno. L’acquaticità andrebbe iniziata prima dei sei mesi, quando il piccolo perde progressivamente il ricordo della pancia e di quelle condizioni e in cui inizia anche il suo sviluppo, si può fare anche dopo ma i benefici sono ridotti.
All’interno dell’acqua si procede al gioco, alla scoperta, al divertimento in modo naturale. Quindi per il piccolo non è un “lavoro”, non si tratta di fare esercizi complessi o avere un approccio tipico di attività esterne, questo è da chiarire perché vengono sempre rispettati i tempi di riposo del bambino e le sue necessità psicofisiche. L’ambiente circostante è preparato e pronto all’uso, le piscine utilizzate sono di piccole dimensioni e perfettamente sicure, si consiglia però sempre di rivolgersi a centri medici e non altri per poter procedere.